"Alla sapienza non si può nuocere, il tempo non la cancella...
...nessuna cosa la può sminuire..."
(Seneca)
PALAZZO PES DI VILLAMARINA (ANTICO SEMINARIO)
L’Archivio Storico - Digitale della diocesi di Tempio - Ampurias è ospitato negli ambienti dello storico Palazzo Pes di Villamarina – Antico Seminario, a Tempio Pausania.
La nascita di questo edificio nobiliare si intreccia con la storia stessa dello sviluppo urbano della città.
La medioevale Villa Templi, a partire dal XVI secolo, iniziò a trasformarsi in una dinamica cittadina, raggiungendo l’apice dello sviluppo nel XIX secolo. Tra i principali attori di questa evoluzione si distinse la famiglia dei cavalieri nobili Pes, che ben presto assursero a incarichi importanti nell’amministrazione regia della Sardegna, fino a potersi fregiare del titolo di Marchesi di Villamarina.
La loro antica residenza, prima tra tutti gli altri palazzi a Tempio Pausania, fu creata per l’accorpamento di due diverse abitazioni e con l’inclusione di una corte interna. La creazione del nuovo grande palazzo marchionale si strutturò il quattro giugno 1761, mediante un accordo stipulato tra i componenti principali della famiglia Pes.
Furono attori di quella trasformazione architettonica il marchese di Villamarina, don Bernardino Pes, suo fratello Giuseppe e il figlio primogenito dello stesso marchese, Salvatore. La struttura, in seguito, fu oggetto di un progressivo sviluppo, portato avanti nei secoli successivi, fino al raggiungimento dell’attuale estensione, tanto da essere oggi uno dei più prestigiosi palazzi del centro storico.
Le vicende di questo luogo hanno accompagnato i momenti salienti della storia dei Pes e della medesima città di Tempio. Il nobile Francesco Pes e i Tempiesi, durante la guerra di successione spagnola, scelsero di schierarsi con l’austriaco Carlo III di Spagna che, nel 1709, per la fedeltà mostrata dai Galluresi alla sua causa, concesse loro benefici e territori da colonizzare. I Pes si distinsero nel partito filo austriaco, soprattutto tra il 1707 e il 1708, nei torbidi conseguenti al confronto armato contro i filo francesi del duca di Anjou, Filippo V.
Carlo III, avendo in seguito assunto a Vienna il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo VI, non dimenticò i favori e la lealtà dimostrata da don Francesco Pes e dai suoi e, pertanto, nel 1711 lo insignì della dignità marchionale con il titolo “Marchese di Villamarina”.
L’antico palazzo nobiliare da quel momento fu la prima residenza, tra altre a Tempio, ad essere riconosciuta come palazzo Pes di Villamarina.
Tra gli uomini illustri della casata si annoverano il marchese Giacomo Francesco, vicerè di Sardegna dal 1816 al 1818, ed il cavaliere nobile don Gavino, detto don Baignu, sacerdote e il più illustre poeta della lingua gallurese.
Fu Michele Pes, vescovo di Ampurias e Civita, (1785 – 1804), a ricevere in eredità nell’anno 1794 l’intero palazzo così da farne la sua stabile residenza. Il vescovo Pes, poco prima della sua morte, dettò le sue volontà testamentarie nel 1808, donando alla diocesi di Civita gran parte dei suoi beni, tra i quali fu annoverato anche l’antico palazzo dei marchesi Pes di Villamarina, cosicché da allora divenne a Tempio Pausania residenza dei vescovi e seminario minore.
Le ultime evoluzioni della struttura si compirono nel 1933, con ulteriori acquisizioni di immobili adiacenti.
La costruzione di una nuova residenza vescovile, realizzata intorno agli anni cinquanta del 1900, portò alla dismissione in questo palazzo dell’appartamento del vescovo.
Nel 1964, con la costruzione del nuovo seminario, l’antica casa fu abbandonata a un lungo periodo di decadenza fino all’apertura del nuovo secolo quando, l’anno 2000 ha chiamato il palazzo Pes di Villamarina ad una radicale rinascita, definitivamente adibito ad attività culturali e a ospitare, oltre all'Archivio Storico Digitale, l’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, il Museum Templense, prezioso polo espositivo del Sistema Museale.
LABORATORIO DIGITALE
La Diocesi di Tempio-Ampurias ha attivato, dall’anno 1999, un programma di trasferimento dei dati archivistici su supporti digitali.
Gli archivi tradizionali, allocati nelle diverse sedi presso le quali sono stati prodotti e conservati costituiscono i fondi documentari che opportunamente trattati, secondo le più moderne tecnologie, vanno formando l’Archivio Storico-Digitale diocesano.
L’intero materiale, sezionato in immagini ad alta definizione, viene ormai da più di un decennio catalogato secondo le metodologie archivistiche, in migliaia di files, che vanno costituendo una sempre più cospicua banca dati.
Lo strumento digitale, con la sua duttilità, permette da una parte di salvaguardare gli archivi tradizionali dai danni connessi con l’uso, dall’altra una più larga possibilità di consultazione e manipolazione ai fini di una fruizione più ampia. Allo stato attuale i fondi archivistici trasferiti provvisoriamente nella sede dell’archivio storico digitale vengono custoditi fino al trattamento digitale.
Dopo il trasferimento dei dati dal supporto cartaceo all’ambiente digitale, i fondi vengono restituiti e depositati nei luoghi di riferimento originario mediante predisposizione di appositi progetti mirati alla conservazione e alla custodia.